I puntata – “Gesù. Un racconto sempre nuovo”
Capitolo I Il re Gli alberi sono fermi nel buio. Cosa sono le ombre che sta vedendo? Il sudore gli scende fino alle palpebre. Lui, il re, non dovrebbe essere ridotto così. Le sue tempie sono toccate da un alito gelato. Ora è davvero solo. Deve sopportare la prova tremenda. Lo hanno spogliato. Le sue braccia, le gambe sono apparse bianche, stracci abbandonati nel buio. Quelli con le vesti sono scivolati nell’ombra sotto di lui. Il posto dove sta è sopraelevato. Come per vedere meglio e più vicina la morte o come si vuol chiamare questa grandiosa, accecante oscurità. Gli occhi bruciano. E per tutto il corpo sente una trafittura. Al ventre, ai polsi, alle reni. Non doveva capitare a lui una cosa del genere. Non immaginava che le cose sarebbero andate a finire così. La bocca gli si è seccata. La apre ma non riesce a uscire un suono. Fissa lo sguardo, quel poco che riesce, davanti a lui, non vede nulla, solo tenebre avanzano. I suoi più fedeli vicini se ne sono andati. Proprio quelli che lo festeggiavano come re… Non pensava di doverci arrivare. Sapeva che sarebbe successo ma non immaginava in questo modo oscuro, dolorosissimo. Cerca qualcosa, aria o luce, davanti a sé, come un pazzo. Gli spasmi lo stanno torturando. Spera finisca presto. Non è decoroso che finisca tutto così. Sta sospeso, una specie di paralisi lo sta mangiando. Erode, è questo il suo nome, ed è il re… Erode detto il Grande. Le fiaccole della grande buia sala del trono deserta illuminano a malapena il suo viso. Le vede? Anche la mano alla fine del braccio destro che ha disteso abbandonato al lato del trono, con la coppa di ferro vuota stretta tra le dita, gli sembra di un altro, chissà di chi… Quando un uomo fissa una fiamma sente la propria solitudine. La scomparsa, o la fosforescenza. Ha saputo da qualche settimana, da un sussurro dei suoi sapienti e indovini, che è sorto un nuovo re nella regione, un bambino che qualcuno vuole sia il re. E il suo incubo stanotte si è presentato di nuovo. Perdere tutto, non esser più re, non esser più niente. Le fitte al ventre si sono intensificate nelle ultime settimane. Un bambino? Un re bambino? Che invenzione di demoni è questa… “Chi osa sfidarmi ancora?” pensa o forse nemmeno riesce a formulare questo pensiero. Per mantenere in suo pugno il potere su questo schifo di regno non ha esitato qualche anno fa a uccidere due dei suoi figli. Alessandro e Aristobulo. Soffiavano parole lungo i muri contro di lui. I suoi figli… «Crudele» gli ha detto serrando le labbra la donna che li partorì… «E allora?» le aveva risposto con gli occhi liquidi. Anche il re Davide mosse contro il suo prediletto, Assalonne. I figli diventano infidi, a volte odiano più di qualsiasi altro… bisogna fermarli… La donna a quelle parole si era ritirata, abbassando lo sguardo nero e brillante. Lei sa che quando Erode parla del re Davide è morso da una serpe. Il re, il re… Il re è sempre Davide, quel bastardo figlio di caprai diventato amante della figlia di Saul per le poesie e la musica e poi sterminatore di Filistei e creatore dei Salmi. E fondatore di Gerusalemme capitale, padre di Salomone costruttore del Tempio… Davide, sempre il re Davide… sempre il suo nome sulla bocca di tutti, anche ora che marcisce da mille anni nella sua tomba mausoleo dove lui è pure entrato a rubare gli ori, gli argenti e dopo esser marcito da vecchio con la puttanella Abisaig nel letto per non sentire il freddo della morte… La morte che avanza, anche se sei il re Davide… Sempre lui… Ma Erode, lui, d’ora in poi sarà ricordato come il re. Così ha deciso, così ha deciso. Ma l’incubo… Ora gli restano tre figli, il regno sarà di qualcuno di loro. Ha già qualche idea per la successione. Ma questo bambino re di cui si mormora, di chi sarà figlio? Erode posa la coppa di metallo che tiene stretta con il braccio abbandonato. È vuota da alcuni minuti. Le labbra, fredde e screpolate, sentono quasi dolore al contatto con il metallo dell’orlo. Il vino sapeva di niente. Glielo ha dato in omaggio uno di quei mercanti romani con cui si devono tenere buone relazioni, ma del quale ha profondo disgusto. Qui tutto sembra provocare disgusto. I Giudei sono disgustati dai Romani. I Romani sono disgustati dai Giudei. Gli invasori venuti da Roma guardano con curioso senso di superiorità questi pastori e mercanti che credono in un Dio immenso e potente che però li fa passare di schiavitù in schiavitù. I Giudei guardano con disgusto i segni di prepotenza romana. E sono disgustati da lui e dai suoi erodiani, servi di Roma. Ma a lui le truppe romane fanno comodo. Quando i Giudei volevano impadronirsi del suo tesoro a Gerusalemme, sono state le truppe di Varo, il governatore romano di Siria, ad accorrere per proteggerlo. Ne hanno crocifissi duemila, durante la rivolta guidata da Giuda figlio di Ezechia. Figlio degno del padre… Le urla dei dannati hanno riempito la città per ore e ore. Erode ricorda quando, da giovane servitore del re suo padre, Antipatro, dovette sedare alcune rivolte. Un capo di bande di Giudei rivoltosi, Ezechia, aveva occupato con le armi il suo palazzo a Seppori, in Galilea. Il sogno di questi esaltati di Giudei è di essere indipendenti da Roma… Stupidi! non capiscono che conviene loro il dolce calcagno dell’Impero che controlla e sopisce invece di tornare preda delle divisioni feroci tra loro… Allora fu lui a ordinare la esecuzione di Ezechia. Aveva lo sguardo fiero, quel disgraziato. E ora anche il figlio… Si sono animati spiriti ribelli. Gli zeloti, con le loro facce da capre ansiose, stanno facendo proseliti e la loro violenza provoca tensioni, specialmente tra i più miserabili e i facinorosi. Lui si deve occupare di tutte queste rogne. Sa come fare. Per tutta la vita …