Poesia e arte
Libri, eventi e interventi su Poesia e Arte. Gli articoli sui quotidiani, i video e i progetti del poeta Davide Rondoni in giro per l’Italia.
I libri
I video
Eventi e interventi
- L’arte mette a fuoco la vita. Letture, figure e musica. Michelangelo, la lotta e il genio – Meeting 2010
- L’Italia non è una Nazione ma è l’Arte – Artisti italiani a Baghdad 2013 – Cristiano Cremonini
- Possiamo soltanto amare – L’incontro con Davide Rondoni – Elisabetta Motta
- Amali più di me: 100 esemplari del libro, edito da Josef Weiss – Elisabetta Motta
- Rondoni: “L’arte e la cultura devono essere libere” – Panorama
- L’arte, la poesia, la fede. “Con il cielo dentro” in Duomo a Firenze – Rai TgR Toscana
Altri scritti
Proviamo a guardarla dall’altra parte. Di solito ci si interroga a riguardo della vita dell’artista, se e come corrisponde al valore della sua opera. Ci si chiede se una persona pessima possa fare buona arte. O, al contrario, se è valida l’opera di una persona pessima. Ma proviamo a vederla dal lato opposto, dell’artista, e non di chi presume di giudicare l’opera e anche la vita. Se scrivo poesie non è per propormi come modello umano, né per raccontare i fatti miei. Se volessi solo esibirmi andrei nei salotti tv. E invece mi interessa conoscere il mondo e fare poesie come un artigiano fa delle sedie dalle quali ciascun lettore guarda la sua vita e il mondo, non la mia vita. Certo la vita di un’artista influenza l’arte ma vivisezionandola non si può giudicare l’opera. Abbiamo due avvisi eccellenti. Da un lato Leopardi che raccomandava di non interpretare la sua poesia e la sua filosofia a partire dalla sua vita (e invece milioni di ore di scuola e filmetti modesti sulla “vita”). E dall’altro Carmelo Bene che nella conferenza stampa precedente alla lettura di Dante per l’anniversario della strage di Bologna, disse che non potendo essere santo aveva deciso di essere artista. Mi sono venuti in mente leggendo “Picasso. La mala arte” ben scritto con agile profondità e documentazione da Michela Tanfoglio. Il racconto della vita di Picasso, artista certo geniale, suscita tra lo scalpore e la pena. “Una macchina di morte” definisce una sua amante quest’uomo dallo “sguardo di quarzo”. Egotico, narciso, violento, taccagno, pare che al corredo dei vizi non mancasse niente, esercitati con generosità sulle vittime – specie donne sue continue ispiratrici- comunque consenzienti, come ricorda l’autrice. Una sola lo lasciò. E già ogni rigido giudizio si incrina. In pieno scandalo pedofilia in una prestigiosa Università americana dove ero a parlare di Pasolini ricordai che aveva tendenze del genere e cercava ragazzini in stazione. Si creò notevole imbarazzo. Ma non per questo, conclusi, non va letto e studiato e apprezzato. L’imbarazzo non scemò granché. Si era all’inizio di una fase di censure tanto stupide quanto meticolose. È difficile in un’epoca falsamente moralista parlare di arte. Specialmente in una epoca che invece di avere patroni in cielo ha padroni sulla terra. Tali padroni devono avere riti e sacerdoti a malacopia delle religioni. E dunque anche “santi”. O almeno “eroi”. In un’epoca secolarizzata, gli artisti sono spesso presentati come destinatari di un culto se pur non trascendente. L’arte serve a conoscere, ma non i pregi dell’uomo artista, bensì la verità della vita, lì stanno i veri scandali. Il moralismo usato come clava ha un difetto: non salva nessuno. Il Picasso descritto con grazia e vivace tinta narrativa dalla Tanfoglio deve essere messo all’indice da femministe (vere o presunte)? Ma l’artista non è un delegato alla santità da una epoca senza fede. Valutiamo l’arte. Come uomo verrà giudicato semmai da chi lo ha conosciuto bene davvero. E dal buon Dio di fronte al quale, diceva un poeta di Cesena, speriamo tutti di cavarcela con un “tozzone”. Sulla persona cautela sempre, come suggerisce pur senza censure questo informato e godibile libro. Se no anche l’arte, come vediamo, diviene terreno di condanne di tribunali eretti dal potente di turno.
(da Quotidiano Nazionale)
Poesie commentate
- Rilke Rainer Maria, “Pietà di Michelangelo” – In che verso va il mondo – San Marino Rtv
- Mario Luzi, “Rimani dove sei ti prego”. Ida Vallerugo, “Anfore” – In che verso va il mondo – San Marino Rtv
- Poesia e arte dei segni Lis con Valeria Spagnuolo: “Vieni al davanzale amore” dopo dieci anni
- Leopardi e le declinazioni moderne d’Infinito – Rai TgR Campania
- Dante: l’amore e la donna nella Commedia – Rai scuola
Poesie
da La natura del bastardo (Mondadori 2016)
Le madonne di beato Angelico hanno l’eleganza snella,
potente e tremula di modelle di Armani, dico ancora Firenze
negli occhi. Ma lei
che studia storia dell’arte e ha notti
lunghe, immobili, piene di visioni, fa:
a Dior piuttosto, direi –
le cellette di San Marco, cola il sangue di Cristo giù giù
sul legno a rivoli e le montagne sono astrazioni di Boccioni
e Maddalene si piegano, diventano
passerelle sospese dell’infinito –
vieni traversale con me
monaci strani come noi camminano tenendosi in completo
squilibrio
verso l’abisso, e accennando verso la luce danno
il sospiro
che fa stare sui muri, alza arcate, taglia disegni memorabili
dona vita a statue senza vita –
sospiro che unisce la bellezza nei secoli dei secoli
con i nodi della preghiera, del balbettio di labbra seccate
di cocaina, e la luce di Firenze nei vicoli
stamattina che se ne va dagli occhi
il rimpianto che sia finita…
Vieni modella delle modelle di Dior, di Armani, modella
delle madri che alzano i pugni chiusi, le mani
sotto i cieli bianchi del dolore, vieni modella delle stelle
remote negli occhi di chi mi dà amore con l’accento strano
baci da gattina, e ha il mondo da sollevare con un sospiro
ogni mattina…
Vieni dove non ti chiede nessuno.
Nel buio violento, nel nostro
chiuso intento. Vieni a non fare niente
a mostrarti alle lacrime tra le ciglia
a questa disfatta meraviglia
vieni a rifare Firenze
e nella sua luce
le nostre figure sui ponti sull’acqua, e l’aria
nell’aria degli incontri, e le mai
definitive partenze
*
da I fiori del male – Salerno editrice (traduzione di Davide Rondoni)
I Fari
Rubens, fiume d’oblio, giardini di pigrizia,
guanciale di carne fresca dove non si può amare
ma la vita senza tregua vibra e affluisce
come l’aria nel cielo e il mare nel mare;
Leonardo da Vinci, specchio profondo e nero
dove tra dolci risa piene di mistero
angeli stupendi nell’ombra come apparizioni
in quei luoghi dove ghiacciai e pini fan corona.
Rembrandt, triste ospedale pieno di lamenti
e decorato d’un gran crocefisso soltanto,
dove preghiera in lacrime dalle piaghe risale
violentemente traversato d’un raggio invernale;
Michelangelo, spazio vago dove Ercoli si vedono
confondersi a Cristi, e dritti si alzano
fantasmi di forza che nei tramonti
stracciano i loro sudari con le mani potenti;
rabbia di boxeur, fauno impudente,
tu che hai saputo cogliere beltà in ceffi così orrendi,
gran cuore d’orgoglio pieno, uomo fiacco e ingiallito
Puget, malinconico imperatore dei forzati;
Watteau, carnevale dove molti illustri cuori
come farfalle che vagano incendiandosi
freschi e leggeri ornandosi di splendori
e danno follia a questo ballo vorticoso;
Goya, incubo ricco di mondo misterioso,
di feti in sabba a cuocere nel fuoco
di vecchie allo specchio e di fanciulle nude
che tentano i demoni aggiustandosi le calze un poco;
Delacroix, lago di sangue sfiorato da angeli perversi,
adombrato da un bosco d’abeti sempre verdi
dove, sotto un cielo oppresso, strambe fanfare
passano un sospiro a soffocare di Webér.
Queste maledizioni bestemmie pianti
queste estasi grida lacrime e Te Deum,
sono un’eco ripetuta per mille labirinti,
un oppio celeste per i cuori mortali.
È un grido ridato da mille sentinelle,
un ordine rilanciato da mille messaggeri,
è un faro acceso su mille cittadelle,
in grandi boschi il richiamo di perduti cacciatori!
Perché Signore la testimonianza più vera
che noi possiamo dare della nostra dignità
è questo ardente singhiozzo che va di era in era
e viene a morire al confine della vostra eternità!
* Composta all’incirca nel 1856 è uno dei testi più belli e controversi di B. Esprime, da scrittore di cose d’arte, una chiara religiosa e appassionata concezione. Non una filosofia, ma una visione del gesto degli artisti. Aveva scritto del resto che solo la poesia può dar voce ai quadri.
*
Per il festival Settimana della bellezza di Grosseto
Il gesto – disseminato, segreto
per la Madonna delle Grazie di Matteo di Giovanni in Grosseto
Quel gesto, o mandorla, o cosa
è,
la mano che alla mano
si posa
come forma nuova di delicatissima
vigna o
danza o
invisibile rosa
cosa vortica fino a lì,
al punto che è tutto silenzio, silenzio
intero
le mani
della Madonna delle Grazie – –
il punto dove poso gli occhi, il muso
da lupo, dove il mondo il tempo
diventa vero…
***
Ma quella delicatissima posa è forse
un grido e uno sciame impetuoso
d’anni
s’arresta, come una lacrima, una
foresta a picco sul precipizio, nella tua pittura
Matteo di Giovanni
nelle sue mani, di Lei,
che gesto, ariosissimo,
e pure cesto, quasi nulla
ma furioso, nucleare spazio si crea le mani,
un nuovo spazio nello spazio
una nuova forma nel mondo
un altro tempo nel tempo? forse sto
perdendo la testa –
ma cosa fisso in quelle dita sottili
nella pittura furiosa di bravura e pure
modesta…
le cima delle dita, sì insomma se posso
dire di lei le dita sottili, si, i polpastrelli
inarcati e appena
sfiorati
in mezzo agli angoletti vivaci, ai lucenti
broccati, in mezzo ma tutto
trascinando, cieli nuvole broccati
la regalità dello sguardo o
come dire quella fissità
di una tutta piena, tutta presa,
donna arresa e potente
in quel quasi niente di amen
gesto che trascina il cielo
qui in terra
ai nostri petti, ai nostri mali
e si ai nostri peccati
il cielo
lo serra
vedi che serietà
di ragazza
quasi di giovane atleta che mira
al record, una razza
di serietà che solo le donne
sanno avere,
cosi dolci e severe
non mi dà pace quel gesto
di amen, di sia
così
delicatissimo perno
che ripresenti qui
come disseminato per fortuna è
controtempo delle mani
primavera dentro ogni inverno
in infinite chiese, o no, sopra muri
di carceri e bordelli, taxi, officine
caselli, o antichissimi
graffiti, legni
di segrete icone con il sangue
lavati
lo vedo, quasi deflagrato
amen ovunque replicato
madonne, santini, statuette pure
orrende, nessun valore
se non quello di lei farci vedere
che fa così
amen
della sua vita, sì…
come una ossessa ammirazione
o implorazione assordante e
silenziosa
rosa di nostre preghiere impazzita
per non restare noi
senza grazie, senza respiro, senza
aria nei polmoni nei baci nel lavoro
nelle canzoni – –
potessimo avere in noi un po’ di questo spazio,
vigna, arco o cosa è…
***
amen o cosa, gesto
di questa ragazza esploso negli occhi di Dio
che stava come un innamorato
tutto tremante, Dio, sì, imbecillito
come un ragazzo con jeans bassi di Grosseto
che aspetta fuma butta la
sigaretta se lei gli dice
sì
o va a girare,
se lei
che lo ascolta chiedere, annunciare
lo respinga o
nel silenzio di Nazareth da mano
a mano
sì, componga
nell’ombra
che nessuno vede
un arco
che sostiene il mondo
giungersi di dita a
dita,
di tremore ad amore,
mani che dicono, prima ancora di dire,
sì
quel gesto da tutti i poveri di Dio replicato
infinitamente, infinitamente
imitato
mani di ogni tipo, sante o maledette
da te fermato, Matteo di Giovanni
perché fosse ancora una volta esposto
la grazia di stare in quel sì, anche quando
morde l’ora, dire
sì
qui mia unica grazia mio posto
anche quando tutto si oscura
dire sì
quando la mente sbatte
la grazia viva in tutte le grazie di
quando l’anima piena di notte
quando il corpo ha le vene rotte
dire sì
quando gli amori se ne vanno
quando i nomi diventano spina, danno
dire sì
quando abbiamo la mano alla gola
quando vediamo la notte sola
dire sì
quando la sofferenza è più estrema
perché non morde noi ma chi si ama
dire sì
quando non resta altro fiato
e si fa questo gesto, ultimo
poi tutto via, è consegnato
dire sì!
***
– grazie Matteo di Giovanni, grazie
città dura e vivace
che offrite, custodite il silenzioso gesto
grazie pittori nei secoli che ne cercate imitazione
mani che hanno carezzato, pettinato,
la testa del Figlio suo nella quiete
e nella morte tempesta sulla croce
mani che meglio di tutte – ebbe questo diritto
e onore la madre, e questo dolore confitto
– conoscono l’incarnazione
grazie per chi vorrà per me
e per te
compiere nel segreto
ripetere il gesto lieve di Nazareth e Grosseto
sì
il destino sia,
così.