La poesia mette a fuoco la vita

La poesia mette a fuoco la vita

Poesia e...

San Francesco ad Assisi

Discorso del Presidente del Comitato nazionale per la celebrazione dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi, in rappresentanza del Governo Italiano in occasione dei festeggiamenti del 4 ottobre 2024 in Assisi.
Leggi “Ci guarda San Francesco”

Sacritalia

A dispetto di chi ritiene che il Sacro sia scomparso, Davide Rondoni intraprende un viaggio sulle sue tracce attraverso l’Italia di oggi, per intercettare le nuove forme attraverso cui si manifesta.
Guarda il documentario su Rai Play
Approfondisci: “Io, poeta in viaggio alla ricerca del Sacro”

Eventi

In evidenza

Presentazione Cantico dei Cantici al Maxxi di Roma

Perché la passione non c’entra con l’entusiasmo | TEDxForlì

Il problema dei giovani? Sono gli adulti. Ad Atina con Davide Rondoni

L’omaggio di Davide Rondoni a Ungaretti in Brasile

“Con il cielo dentro” drammaturgia poetica per i 600 anni della cupola di Brunelleschi Santa Maria del Fiore, Firenze 24.11.2022

In libreria

Nel 1224 Francesco d’Assisi ha perduto le forze, la vista, sta perdendo la voce, sta perdendo la vita. E che cosa vuole rendere memorabile? Un pensiero? Una norma? No, una poesia. Un testo che unisce la lode al Creatore a quella per le creature. Lo detta ai suoi perché lo cantino, lo portino con sé i frati, lo offrano a se stessi e al mondo.

Ora appare gigantesca, quasi imbattibile l’onda dell’astrazione. Per essa vige il puro valore del numero, come se cioè “molto” fosse anche “molto bello, o valoroso, o intelligente”. Eppure, vive agile e forte nel moderno e nelle sue propaggini anche una idea, una visione di arte che ha radici precise, nel crinale tra Oriente e Occidente in cui si formano le estetiche greca ed europea: arte come ritmica e drammatica composizione di misure.

Quanti misteri e non detti ci possono essere tra un nonno e un nipote? Specialmente se quel nonno è Enea, spesso chiuso in un silenzio profondo, in cui nessuno poteva entrare. Quello dove erano custoditi i dieci anni in Eritrea, dove era stato mandato a lavorare, e il lacerante dolore per la perdita di Marta, la sua terzogenita, morta a ventidue anni in un incidente stradale mentre andava al mare.

Tutti, almeno a parole, vogliono una vita più “naturale”. Più a contatto con la natura e che la salvaguardi. Ma che cos’è la natura? In un’epoca dominata da nuove scoperte, dalla crescita tecnologica, da una nuova sensibilità ecologica, ma anche da nuovi fenomeni inquietanti, come pandemie globali e squilibri dell’ambiente, risuona potente la domanda su cosa sia un comportamento veramente naturale nella vita di una persona.

Nel 1224 Francesco d’Assisi ha perduto le forze, la vista, sta perdendo la voce, sta perdendo la vita. E che cosa vuole rendere memorabile? Un pensiero? Una norma? No, una poesia. Un testo che unisce la lode al Creatore a quella per le creature. Lo detta ai suoi perché lo cantino, lo portino con sé i frati, lo offrano a se stessi e al mondo.
Ora appare gigantesca, quasi imbattibile l’onda dell’astrazione. Per essa vige il puro valore del numero, come se cioè “molto” fosse anche “molto bello, o valoroso, o intelligente”. Eppure, vive agile e forte nel moderno e nelle sue propaggini anche una idea, una visione di arte che ha radici precise, nel crinale tra Oriente e Occidente in cui si formano le estetiche greca ed europea: arte come ritmica e drammatica composizione di misure.
Quanti misteri e non detti ci possono essere tra un nonno e un nipote? Specialmente se quel nonno è Enea, spesso chiuso in un silenzio profondo, in cui nessuno poteva entrare. Quello dove erano custoditi i dieci anni in Eritrea, dove era stato mandato a lavorare, e il lacerante dolore per la perdita di Marta, la sua terzogenita, morta a ventidue anni in un incidente stradale mentre andava al mare.
Tutti, almeno a parole, vogliono una vita più “naturale”. Più a contatto con la natura e che la salvaguardi. Ma che cos’è la natura? In un’epoca dominata da nuove scoperte, dalla crescita tecnologica, da una nuova sensibilità ecologica, ma anche da nuovi fenomeni inquietanti, come pandemie globali e squilibri dell’ambiente, risuona potente la domanda su cosa sia un comportamento veramente naturale nella vita di una persona.

Poesia, i classici

La tenda, la vela

Per i 60 anni dell’Autostrada del Sole, spettacolo teatrale di poesia nella Chiesa di San Giovanni Battista a Campi Bisenzio, scritto da Rondoni e con la regia di Giancarlo Cauteruccio.

“La tenda, la vela” indaga sul legame tra infrastrutture e spiritualità: «Non c’è soltanto lo “spostamento”, ma un collegamento con una ricerca di senso che appartiene a tutti».

Tutte le fotoRassegna stampaLa locandina

Sui giornali

Il ‘Pellegrinaggio’ di Ungaretti, la guerra e il coraggio di vedere oltre le apparenze

Il testo del poeta alla maturità 2024
Quotidiano Nazionale

Fuggire dalla poesia dell’ansia

Siamo da tempo nella “età dell’ansia” preconizzata dal poeta W.H. Auden nel suo poemetto omonimo
Avvenire

Pubblicazioni

A proposito...

«Respiriamo prima di tutto la levità di questa scrittura che invita le nostre percezioni a uscire dalla cornice abituale entro la quale si dispongono; a liberarsi dalle loro obbligatorie coordinate. [...] Assorbiamo questa inattesa libertà di assumere da qualsiasi parte la realtà per aggregazioni e associazioni e poi per diluizioni e dissolvenze che spaziano senza demarcazione rigida tra l’umano e il naturale oggettivo. Le colline entrano nella grammatica emotiva dell’esistenza ordinaria non come contorni ma come organi vivi di essa e testimoni a distanza al pari dell’aria o dell’albero. Molte poetiche e tecniche dell’avanguardia hanno spianato la strada a Rondoni ma nessuna è coincidente; è un respiro autonomo, uno slancio».
Mario Luzi
«In un tempo di incertezza e di interrogazioni mentre sembra velarsi l’astro accomodante del postmoderno, la poesia di Davide Rondoni attinge più che mai una pienezza vitale, e forse è il suo dono nativo, che non ignora però il vuoto oscuro della coscienza, il tremore teso e nudo della speranza, e vi associa una tenerezza insieme intima e impetuosa, sospesa fra “dolore e lode” [...] È la voce di un poeta del nuovo secolo, oramai uscita dalla tradizione mutevole del Novecento con la consapevolezza e disincantata e spavaldamente polemica del nostro presente “piumato e crudele”, tanto più dinanzi al “bellissimo viso ferito del mondo”».
Ezio Raimondi